Anche nel 2025 ritroveremo Ape sociale, una misura di pensione anticipata nata nel 2017. Ma siamo proprio sicuri che convenga sceglierla? Vediamo insieme i pro e i contro di questa opzione.
I giochi ormai sono fatti, la manovra di Bilancio 2025 ormai è legge. Tutti attendevamo con ansia una riforma delle pensioni che, per mancanza di adeguate risorse economiche, ancora non è arrivata e si spera possa arrivare almeno entro la fine della prima legislatura del Governo Meloni.
Quel che sappiamo con certezza è che nel 2025 le misure di pensione anticipata in vigore nel 2024 sono state riconfermate tutte: dunque ci terranno compagnia almeno per un altro anno Quota 41, Quota 103, Opzione Donna e Ape sociale. Quest’ultima misura è nata nel 2017 eppure non è ancora diventata strutturale.
Ogni anno i Governi in carica sono indecisi se riconfermarla o no: per ora l’ha sempre “fatta franca”. Si tratta di una misura che presenta sicuramente molti vantaggi, a partire dal forte anticipo con cui consente di accedere alla pensione. Tuttavia ha anche diversi aspetti svantaggiosi di cui bisogna tenere conto prima di scegliere questa opzione.
Se hai deciso di uscire dal lavoro con qualche anno di anticipo sfruttando Ape sociale, pensaci bene perché rischi di pentirtene. Infatti questa misura, in alcune situazioni, ha più svantaggi che vantaggi. Di seguito vediamo dettagliatamente i pro e i contro di questa opzione di pensione anticipata.
Come spiegato nel paragrafo precedente Ape sociale è stata introdotta ben 8 anni fa, nel 2017. La misura si rivolge non a tutti ma solo a categorie specifiche:
Ape sociale, dunque, è vantaggiosa per chi non ha un lavoro in quanto permette di accedere alla pensione anche subito dopo la Naspi. Per fruire di questa misura bisogna avere almeno 63 anni e 5 mesi di età e non meno di 30 anni di contributi (36 nel caso degli addetti ai lavori usuranti).
Lo sconto anagrafico, quindi, è forte rispetto ai 67 anni previsti dalla legge Fornero per l’accesso alla pensione di vecchiaia ordinaria: con Ape sociale, a conti fatti, si può smettere di lavorare quasi 4 anni prima. Ma ci sono aspetti meno piacevoli di cui bisogna tenere conto per non pentirsi poi della propria scelta.
Ape sociale permette di accedere alla pensione a soli 63 anni e 5 mesi e con appena 30 anni di contributi. Ma prima di optare per questa strada bisogna tenere conto di due svantaggi che molte persone ancora non conoscono.
Ape sociale ufficialmente non è una vera e propria pensione ma un “assegno ponte” che accompagna il soggetto verso la pensione di vecchiaia che poi riceverà a 67 anni. Fino a 67 anni, dunque, l’assegno Inps non potrà superare una certa cifra che è stata fissata in 1500 euro al mese. Dunque, coloro a cui spettasse un assegno più ricco, perderanno un mucchio di soldi per quasi 4 anni.
Non solo. La pensione di vecchiaia che si ottiene a 67 anni è reversibile e, quindi, in caso di decesso del titolare della pensione al coniuge o ai figli spetterà la pensione di reversibilità. Invece nel caso di Ape sociale no, la pensione di reversibilità non è prevista. Pertanto non conviene nel caso di persone con problemi di salute in quanto in caso di decesso improvviso al coniuge e ai figli non spetterà nulla.
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