Prima di cimentarsi nell’aggiornamento dell’ISEE è bene fare chiarezza sugli errori comuni che vengono fatti al fine di non perdersi in piccolezze.
Ogni anno, con il rinnovo dell’ISEE, molti si trovano di fronte a dubbi su redditi e patrimoni da dichiarare. Quest’anno, l’INPS ha incentivato i contribuenti a utilizzare la versione precompilata, ma questa opzione, apparentemente più comoda, può trasformarsi in un’arma a doppio taglio per chi non ha familiarità con i dettagli della compilazione. Anche chi si rivolge ai CAF, sebbene abbia un margine di errore più basso, non è immune da problemi: l’elevato carico di lavoro degli operatori può portare a trascurare informazioni importanti.
E gli errori non sono mai senza conseguenze. L’INPS, infatti, incrocia i dati dichiarati nell’ISEE con quelli in suo possesso, provenienti dall’Agenzia delle Entrate o dagli istituti bancari. Le discrepanze tra le informazioni possono attivare delle conseguenti verifiche.
In caso di errori, si rischiano conseguenze diverse: dalla semplice richiesta di correzione alla sospensione dei benefici, fino alla restituzione delle somme percepite indebitamente. Nei casi più gravi, sono previste sanzioni amministrative che possono mettere in seria difficoltà economica le famiglie. Dunque, prima di cimentarsi nell’aggiornamento, è bene fare chiarezza su due o tre punti.
Uno degli sbagli più comuni è confondere i periodi di riferimento: l’ISEE 2025 si basa sui redditi e patrimoni del 2023, ma il nucleo familiare deve essere aggiornato alla situazione attuale. Dunque, eventuali cambiamenti nella composizione della famiglia, come separazioni o nuovi conviventi, devono essere dichiarati correttamente, altrimenti si rischia di riportare dati incompleti o errati.
Un altro problema frequente riguarda i patrimoni e i redditi non inclusi. Molti contribuenti dimenticano di inserire la giacenza media o il saldo dei conti correnti al 31 dicembre 2023, oppure trascurano redditi particolari, come premi aziendali, lavori socialmente utili o borse di studio. Errori simili, per quanto comuni, possono compromettere la validità dell’intera dichiarazione.
Un’altra area critica è la compilazione del quadro FC2, che riguarda il patrimonio mobiliare. Qui bisogna considerare la giacenza media annua e il saldo al 31 dicembre 2023. Se la giacenza media è superiore al saldo, va riportata quest’ultima. Inoltre, è importante non dimenticare le carte prepagate con IBAN, spesso trascurate ma obbligatorie nella dichiarazione.
Uno dei limiti della precompilata è che alcuni dati devono essere inseriti manualmente. Ad esempio, la giacenza media dei conti correnti, i saldi finali e i patrimoni esteri non sono automaticamente presenti. Lo stesso vale per gli immobili detenuti all’estero, che devono essere dichiarati anche se non compaiono nella precompilata. Dunque, inviare una precompilata senza aggiungere questi dati dando per scontato che ci siano non è la mossa più saggia da fare. Alla fine, basta solo un po’ di attenzione.
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