Lo stipendio di dicembre deve essere corrisposto entro una data precisa. Cosa si rischia se il pagamento slitta oltre la scadenza?
Il 2025 è ormai cominciato e, con l’arrivo dell’Epifania, le festività di Natale si sono concluse. Per i dipendenti è giunto il momento di tornare alle proprie occupazioni. Quello dello stipendio è, ovviamente, un tema caro a tutti i lavoratori: con l’inizio del nuovo anno è fondamentale che le retribuzioni vengano corrisposte entro una determinata data.
Lo stipendio di dicembre, che i dipendenti ricevono nel mese di gennaio, deve essere erogato attenendosi ad una normativa che contempla un termine preciso per il suo versamento. Per i datori di lavoro, quindi, sono previste delle regole da seguire corrispondendo quanto dovuto ai dipendenti tramite i tradizionali strumenti di pagamento tracciabile.
Nella maggior parte dei casi si ricorre al bonifico sul conto corrente a cui è collegato l’IBAN fornito dal lavoratore. Ci sono però anche altre soluzioni come l’assegno o la vaglia postale, oppure ancora i contanti che possono essere prelevati dal datore di lavoro/committente presso lo sportello bancario (o postale) in cui è stato aperto il conto corrente di tesoreria. In alternativa, esistono le carte di credito prepagate (prive di Iban).
Entro quale data deve essere pagato lo stipendio di dicembre e perché: la scadenza
Con l’inizio dell’anno nuovo la normativa prevede che i lavoratori ricevano lo stipendio entro il 12 gennaio. Il motivo è legato all’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, che viene applicata alle retribuzioni e al valore complessivo dei beni e servizi che si percepiscono relativamente alla propria occupazione.
L’IRPEF è calcolata prendendo a riferimento i salari corrisposti ai lavoratori nel corso dell’anno, partendo dal mese di gennaio. Con la busta paga di dicembre, tuttavia, si presenta una criticità. Sappiamo che lo stipendio viene erogato nel mese successivo alla prestazione: dato che sul reddito da lavoro dipendente viene applicata la tassazione quando il lavoratore lo percepisce, la retribuzione di dicembre versata a gennaio dovrebbe confluire nel reddito dell’anno seguente.
Tutto ciò determinerebbe un’incongruenza tra i cedolini annuali e il reddito dei dipendenti, in quanto la mensilità di dicembre verrebbe esclusa. Per risolvere il problema, è stato sviluppato il cosiddetto principio di cassa allargato in modo da evitare difformità. Questo dispone un obbligo per i datori di lavoro: lo stipendio di dicembre, infatti, deve essere pagato entro il 12 gennaio dell’anno successivo.
Nel 2025 cadrà di domenica. In situazioni simili, però, non è contemplata la regola dello spostamento della scadenza al primo giorno lavorativo. Quello del 12 non è un termine di prescrizione: corrisponde alla data entro cui i dipendenti devono ricevere l’accredito della loro retribuzione nel caso in cui venga versata tramite bonifico bancario.
Per quanto riguarda gli assegni circolari (o bancari), invece, il pagamento è considerato effettuato quando il lavoratore mette mano sul titolo. Per provare di essersi attenuti al principio di cassa allargato e aver versato gli stipendi entro la data indicata, i datori di lavoro devono conservare tutti i documenti in merito.