Novità per coloro che potrebbero ricevere il TFR in ritardo: una bellissima sorpresa sul conto corrente.
Un diritto spettante in una situazione ben specifica, il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) consiste in una somma di denaro erogata al lavoratore nel momento in cui termina il rapporto di lavoro, per l’appunto. Anche definito ‘liquidazione’, esso ricomprende tutti gli accantonamenti annui calcolati sulla propria retribuzione.
Il pagamento può avvenire mediante un’unica soluzione oppure attraverso rateizzazione. I tempi di attesa da parte dell’ex (ormai) dipendente si allungano fino a 30-45 giorni, di regola. Tuttavia potrebbero verificarsi ritardi da parte del datore di lavoro che, di fatto, dovrebbe ‘liquidare’ l’importo da versare.
Ma si voglia fare riferimento a un altro contesto, seppur similare: il TFR cui seguirà il pensionamento. Quando arriva e, soprattutto, qualora ci fossero delle protrazioni nel pagamento, cosa accade? In quest’ultima situazione giunge una splendida notizia per l’ex lavoratore contribuente – un po’ meno per l’INPS.
Se il TFR arriva in ritardo, l’INPS deve pagare di più: ecco quanto spetta
La pensione diventa quasi un sogno che si realizza, dopo anni di fatica. Si conclude un capitolo della propria vita e la parola fine sopraggiunge con il TFR dopodiché si percepisce l’assegno dell’INPS ogni mese. Ebbene, l’Ente Previdenziale, però, deve far fronte a un altro impegno qualora ne sussistano i presupposti.
Infatti si trova costretto a dover versare in più rispetto a quanto dovrebbe se il pagamento del TFR non fosse in ritardo. Dunque si voglia, intanto, specificare che nel caso di cessazione del servizio, il primo assegno giunge dopo un anno circa; nel caso di pensione anticipata (quota 100-102-103) anche due anni.
A seconda dell’importo della liquidazione da ricevere, esso può essere erogato in un’unica soluzione se il TFR è inferiore a € 50.000 oppure una rateizzazione a cadenza annuale:
- se la somma fosse compresa tra € 50.000 e € 100.000, due rate: l’una da € 50.000 e l’altra per il residuo;
- se l’importo fosse superiore a € 100.000, tre rate: le prime due da € 50.000 e l’ultima per il rimanente.
Generalmente vi è un margine di 3 mesi entro il quale non scattano gli interessi, seppur già in ritardo. Tuttavia decorso anche questo termine l’INPS deve pagare gli interessi al tasso legale per ogni giorno di mora. Un dovere nei confronti del creditore, in questo caso l’ex lavoratore/pensionato.
Come si evince, perciò, nulla di cui preoccuparsi se già trascorso un lungo periodo dal momento in cui si è conclusa l’attività in quanto si conferma un’azione di rivalsa per ottenere quanto dovuto, tenendo presente che, solitamente, i tempi sono particolarmente estesi, come poco sopra illustrato.