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venerdì, Ottobre 18, 2024
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Share’n shame

mad-cop-assenteistiQuando lo share, l’ascolto, le percentuali di telespettatori sono per denunciare la vergogna o meglio quando la vergogna serve lo share per vendere il detersivo per i piatti? Acireale ritorna alla ribalta nazionale con la brutta storia del presunto assenteismo tra alcuni impiegati comunali, è una ribalta che non porta una buona visibilità, non è la ribalta per il terzo carnevale d’Italia, non è la ribalta per aver raggiunto il 70% di differenziata e non è riscontro nazionale per la valorizzazione del nostro ambiente: la timpa, le coste, la natura avvolgente e irta della lava. Si va alla ribalta nazionale per un fatto di cronaca certamente minore rispetto ai veri mali che avvolgono la città e che lasciano senza parole molti “indignados” dell’ultima ora. Ma la notizia sono i lavoratori dell’IPAB Oasi Cristo Re che, questi si, lavorano e non sono pagati, la notizia è la richiesta (poi rigettata) di fallimento per le Terme di Acireale, la notizia era e rimane il mare d’amianto di Pozzillo, la distruzione sistematica del verde pubblico, la chiusura ed il silenzio e l’omertà intorno alla questione villa Belvedere ed è notizia che viene arrestato quello che i carabinieri hanno indicato come il “referente indiscusso” del clan Laudani ad Acireale.

Ma l’amianto a Pozzillo i lavoratori Ipab, le Terme non fanno share e non muovono gli intestini dell’acese, sono argomenti che lasciano il tempo che trovano, non fanno vendere più dentifricio e non sono appetibili per gli urlatori professionisti che, con una certa regolarità, vanno a fare le comparsate nelle varie tv nazionali. Eppure traffico rallentato, curiosi davanti alla cioccolatteria, indignazione generale e rimozione collettiva dei mali reali che ci relegano come una delle città meno vivibili dello stivale italico.

L’indignazione dell’acese cliente, l’acese che nutre il sistema “rizetta”, l’acese che ha sempre dimostrato amore incondizionato per il potere (qualsiasi potere) oggi scatta dalla sedia e sommessamente, mentre mangia la zuppa, impreca “vaffanculo ladri”. Ma non è proprio questa ribalta il frutto di una società malata? Una “magagna” dietro l’altra non sono forse il frutto di un concetto atavico e, forse, antropologico, dell’acese che da sempre ha fatto finto di non vedere, non sentire, non parlare basta che gli veniva garantito qualche piccolo favore, qualche cortesia, qualche “rizetta” per saltare la fila?

In tutta questa voragine di indignazione mi sembra che viene a galla più la vergogna per una società incivile incapace di percepire il bello che il fatto in oggetto. La ribalta nazionale per i fatti accaduti ci sta come sarebbero utili dieci puntate su Rai Storia per raccontare che popolo di imbecilli e beoni si snoda per le strade della ridente cittadina barocca.

(mAd)

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