Ecco in tutta la sua plasticità l’esercizio del potere. Cavalcare gli eventi con in mano una forbice, con in mano l’acqua benedetta. Ritualità che trovano spazio tra le pieghe dell’incultura e che assecondano e rinvigoriscono l’immaginario collettivo: religione e potere, potere è religione.
I Ninos si ritrovano per le occasioni. Per inaugurare una fontanella pubblica (come se fosse evento straordinario che i cittadini possono prendere dell’acqua per bere e come se, invece, non è anomalia i continui tentativi di privatizzare tutto dall’acqua all’aria che respiriamo), per accendere la pira natalizia, tra non molto anche per un rito folkloristico religioso per far ritornare i sanpietrini e il basolato lavico in corso Umberto.
I due Nino del potere cittadino portano le lancette indietro nel tempo in attesa che muoia un mafioso così, finalmente, il vescovo potrà impedirne i funerali religiosi. Ma, si sa, ad Acireale la mafia non esiste e neanche la speranza di una crescita culturale.