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27-gennaio-1967-scompare-luigi-tenco

tenco

Cantante, cantautore, compositore.
Trascorse i primi 10 anni della sua vita a Ricaldone, paese che rimase sempre a lui caro e dove ogni anno si manifesta in sua memoria tramite l’associazione culturale a lui dedicata. Dopodiché si trasferì, con la madre, Teresa Zoccola e il fratello (più grande di lui) Valentino, nei pressi di Genova dove studiò al liceo e, nel 1953, fondò il suo primo gruppo musicale, la “Jerry Roll Boys Jazz Band”: lui suonava il clarinetto e, al banjo, suonava un ancora sconosciuto Bruno Lauzi.
Suo padre putativo (marito di sua madre), Giuseppe Tenco, morì prima che lui nascesse; forse a causa di un calcio di un bue. Luigi Tenco, infatti, nacque da una relazione impropria (ed extraconiugale) avuta dalla mamma con il figlio sedicenne di una facoltosa famiglia di Torino per la quale lavorava in qualità di governante (inutile dire che venne subito allontanata).
Insaziabile divoratore di libri, Luigi Tenco iniziò a studiare chitarra e sassofono e, nel 1958, fondò un altro gruppo: “i Diavoli del Rock”, e poi, nel 1959 un altro ancora. In questi gruppi suonavano anche, gli allora debuttanti, Fabrizio De Andrè, Gino Paoli, ed altri personaggi che divennero poi più o meno noti.
Si trasferì quindi a Milano, nel 1959, e lì, dopo un piccolo periodo di “gavetta”, ottenne il suo primo contratto con una casa discografica: la “Dischi Ricordi”. Il suo debutto fu, in quelità di cantante con il gruppo “I Cavalieri”.
Il suo primo 45 giri fu “I miei giorni perduti” del 1961. Seguirono altri brani (molti dei quli veri e prorpi successi), tra cui ricordiamo: “Mi sono innamorato di te”, del 1962; “Ragazzo mio”, del 1964; “Un giorno dopo l’altro”, del 1966, sigla di coda della fortunata serie televisiva “Il commissario Maigret”, con Gino Cervi.
Nel 1966 si trasferì a Roma, cambiò casa discografica (RCA) e, nel 1967 partecipò al festiva di Sanremo iniseme con la cantante italo francese Dalida. Portarono la canzone “Ciao Amore ciao”. Ma il brano non arrivò in finale (fu dodicesima) e Luigi Tenco si suicidò. Ecco il biglietto trovato nella sua camera: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io tu e le rose” in finale e ad una commissione che seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.”
Negli anni a venire furono innumerevoli gli Omaggi, le Cover e le Manifestazioni in suo onore e memoria.

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