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Il senso civico, cos’è?
E’ fiducia e disponibilità a cooperare per migliorare la società.
Esso è strettamente correlato con le reti sociali, quelle di tipo orizzontale favoriscono il benessere sociale e attestano il grado di fiducia dei cittadini; al contrario quelle verticali si ispirano al familismo amorale. La fiducia verso il prossimo , quindi, favorisce le reti orizzontali, la sfiducia alimenta il predominio delle relazioni verticali in cui non c’è spazio per la crescita sociale e culturale.
IL comportamento di ognuno di noi è determinante per installare il concetto di fiducia. Ottimo l’esempio di Jervis:
‘Supponiamo che io abiti al pianerottolo di un vecchio edificio; sul mio pianerottolo c’è un’altra porta dove abita un altro inquilino. Non lo conosco. Ogni tanto sento che esce di casa o che rientra a tarda sera ma non so neppure che faccia abbia. L’amministratore è latitante, non c’è il portiere. Il problema è chi debba pulire il pianerottolo. Posso scegliere fra alcune alternative: a. non occuparmene lasciando che questo spazio diventi nell’arco di 2-3 mesi impresentabile; b. pulire solo davanti alla mia porta sperando che lui pulisca davanti alla sua, ma se lui non lo farà il pianerottolo continuerà ad essere quasi impresentabile e la cosa mi seccherà molto c. il prossimo sabato mattina pulire tutto il pianerottolo, e magari anche l’androne, sperando che la settimana successiva lui afferri l’idea e prenda a sua volta il secchio e strofinaccio.’ Se il mio atteggiamento generale verso gli altri è di diffidenza penso che il mio vicino non pulirà il suo pianerottolo e perciò eviterò di pulire la mia parte e la parte comune. Se il mio atteggiamento invece è di fiducia verso gli altri allora pulirò (almeno le prime volte) tutto il pianerottolo e magari anche l’androne. Il mio comportamento ha anche un effetto di stimolo dell’altro. Se non pulisco la mia parte né la parte comune tendo a provocare anche nell’altro una reazione di fiducia o sfiducia dello stesso tipo. Se, di mia iniziativa, pulisco il pianerottolo, il mio vicino si rende conto che non sono un tipo ostile, e può concludere che con me una qualche cooperazione è possibile. Dalla mancata cooperazione nella pulizia del pianerottolo può dipendere tutto il resto: l’impossibilità di ottenere un po’ di caffè se mi sono dimenticato di acquistarlo, di farmi comprare il latte se sono malato, di riparare assieme la luce delle scale se non funziona, di farmi chiamare quando sono assente e nel mio appartamento c’è qualcosa che non va. (Jervis)
Personalmente penso che le generazioni passate chi hanno trasmesso il senso delle relazioni verticali; non sono emerse relazioni orizzontali cosicché ognuno ha pensato per se e per la propria famiglia: vantaggi per chi decide e per chi è stato l’oggetto della decisione, in due parole: massacro sociale.
E allora, Acireale di quali relazioni gode?? Avete dubbi, io no.
Su internet ho reperito una serie di definizioni attinenti le relazioni verticali (Piattoni) chi vi sottopongo:
-Favoritismo: un paziente riesce a evitare di fare la fila per una visita specialistica non urgente perché conosce l’addetto alle prenotazioni.
Raccomandazione: una persona in posizione di potere (es: un dirigente o impiegato pubblico, un politico, un direttore di banca, etc.) fa assumere una persona nell’azienda di un cliente o fornitore.
Clientelismo politico: un politico scambia denaro, assunzioni o altri benefici contro voti.
Patronage: distribuzione di posti nella pubblica amministrazione e nel parastato a individui direttamente legati ai partiti e insediati grazie a pressioni partitiche. Tali individui poi nello svolgimento delle loro funzioni privilegiano gli appartenenti al partito che li ha fatti nominare e scambiano favori contro voti. Esempio: il direttore di un’agenzia di una banca locale concede prestiti a condizioni di favore a imprenditori segnalatigli dal politico che l’ha fatto nominare direttore.
Corruzione: un imprenditore edile paga una tangente al capo dell’Ufficio concessioni edilizie del comune per ottenere una concessione edilizia.
E tuttavia bisogna crederci e io ci credo.
Credo in futuro nella mani di una generazione sensibile alla percezione della cultura della modernità intesa come veicolo di cambiamento, in grado –la modernità- di selezionare le competenze per sopprimere le disfunzioni e affermare la meritocrazia sulla prepotenza.
E’ questo il senso civico che dobbiamo predicare per riprendere le fila di una evoluzione interrotta nel momento in cui era necessario avviare quel processo di reti orizzontali indispensabile per sopprimere quella rete di clientele sui cui si è fondato un “apparente benessere” che seppur fino a “ieri” comprensibile oggi non più giustificabile.
Questo processo deve avviarsi prima che la degenerazione diventi irreversibile.