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L’incredibile stato di conservazione dei fossili del Cretaceo scoperti nel sito di Jehol, nella Cina nord orientale, grazie a cui è possibile osservare anche particolari di tessuti molli, è dovuta a un’immane eruzione che, come avvenne a Pompei nel 79 dopo Cristo, ha fissato nell’istante della morte gli organismi investiti dal flusso dei materiali bollenti emessi dai fenomeni vulcanici.

La formazione di Jehol è uno dei più importanti depositi fossiliferi del mondo perché i reperti che ha restituito – risalenti alla prima fase del Cretaceo, e più precisamente fra i 130 e i 120 milioni di anni fa – mostrano caratteristiche raramente osservabili in fossili trovati in altre aree del pianeta: da chiare tracce dei tessuti molli, (come quelli dei muscoli, degli occhi e perfino di organi interni), e delle strutture cutanee (come scaglie, piume, peli).

Il ritrovamento dei fossili, avvenuto quasi due anni fa, ha già cambiato radicalmente la nostra conoscenza dei dinosauri, svelando che i cugini di Velociraptor e T. rex avevano un corpo coperto di elementi simili a piume, proprio come gli uccelli (però non erano in grado di volare). Tra i resti di Jehol, datati 130 milioni di anni fa, ci sono anche tessuti molli dei primi mammiferi e piante fiorite.

La presenza di differenti tipi di fauna sarebbe imputabile all’imponente flusso piroclastico che deve aver caratterizzato l’evento, le cui proporzioni sono paragonabili a quelle del Krakatoa del 1883 o del Mount St. Helen del 1980, che ha trascinato con sé e rimescolato tutto ciò che incontrava sul suo percorso.