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Le Convenzioni Pericolose – Acireale ed il Piano Regolatore

Il dibattito sulla revisione del piano regolatore per la città di Acireale si arricchisce di un nuovo tassello, la sentenza del Consiglio di Stato che impedisce ai Dipartimenti Universitari di acquisire incarichi dai comuni per la redazione degli strumenti urbanistici . La notizia, che sembrerebbe smontare quanto annunciato dall’Assessore Grasso nell’ultima seduta di Consiglio in merito alla nuova convenzione che il Comune di Acireale si accingerebbe a stipulare con il Dicar (dipartimento architettura dell’Università di Catania ), rimbalza dai social ai media d’informazione come se fosse uscita ieri.

In realtà si discute di una sentenza del Consiglio di Stato del 31 marzo 2017 e non di un nuovo provvedimento giurisprudenziale, la sentenza derivava da un ricorso proposto dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri contro una sentenza del Tar della Lombardia.

Fu l’ordine di Lecce a muoversi contro gli affidamenti diretti, tramite convenzione, cui avevano fatto ricorso diverse amministrazioni comunali del territorio ma anche la Asl per la realizzazione del nuovo plesso dell’ospedale “Vito Fazzi”.

I giudici del Consiglio di Stato hanno chiarito che la redazione di uno strumento urbanistico attiene a prestazioni che si possono reperire sul mercato e deve essere inquadrato, come un normale appalto, nelle regole della gara pubblica.

“La pronuncia del massimo organo di giustizia amministrativa –spiegava l’avvocato Pietro Quinto che ha difeso il consiglio nazionale – consolida una linea interpretativa che tutela i professionisti i quali rischiavano di vedersi sempre bypassati da affidamenti diretti alle università. Bene hanno fatto quindi prima l’ordine di Lecce e poi il consiglio nazionale a porre la questione; in questo modo hanno tutelato gli iscritti ma l’interesse della collettività aprendo il mercato al confronto sia qualitativo che sui costi e spingendo ad una concorrenza piena che è alla base della normativa comunitaria sull’affidamento dei servizi”.

La sentenza poi fu ampiamente utilizzata dagli Ordini professionali per opporsi ad altre “Convenzioni” stipulate dai comuni in varie parti d’Italia

recentemente nel Comune di Spoltore, 20,000 abitanti in provincia di Pescara il presidente dell’Ordine degli Architetti, Angelo D’Alonzo denuncia un nuovo caso d’incarichi : «Attività professionale mascherata dalla consulenza, l’ente avrebbe dovuto fare un avviso pubblico» il 30 ottobre 2019 «Il Comune di Spoltore ha affidato all’Università d’Annunzio una vera e propria attività professionale mascherata da consulenza, invece di fare un avviso pubblico per selezionare il progettista a cui affidare la redazione del nuovo piano regolatore. E per eludere gli incarichi oltre i 40mila euro, l’affidamento a due dipartimenti si ferma a 39mila euro ognuno».
Questa l’accusa del presidente dell’Ordine degli Architetti di Pescara Angelo D’Alonzo, dopo che l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luciano Di Lorito ha deciso di dare un incarico diretto per la redazione del nuovo Piano regolatore generale all’Università Gabriele d’Annunzio. L’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Pescara accusa senza termini l’amministrazione spoltorese di aver affidato lavori a discapito dei professionisti. «La normativa vigente impedisce alle università di svolgere attività professionali in sostituzione di quelle proprie dei liberi professionisti», commenta il presidente. «In questo caso, invece di fare una selezione pubblica per individuare il progettista più idoneo, l’incarico è stato affidato direttamente alla d’Annunzio, che dovrebbe invece occuparsi esclusivamente di ricerca e didattica. Così però fa attività professionale, sottraendo possibilità di lavoro ai professionisti». Un caso analogo ha riguardato, recentemente, l’affidamento da parte del Comune di Pescara dei lavori di ampliamento del Conservatorio cittadino, sempre all’università d’Annunzio e sempre sotto presunta consulenza. Scelte che non sono piaciute agli oltre millecinquecento iscritti all’ordine pescarese.

Questo quello che succede in Italia, mentre da noi invece si stipula uno schema di accordo con UniCT per la revisione del piano regolatore di Acireale per un importo di 100.000€, in presenza di una convenzione tutt’ora in vigore per lo stesso scopo ma con costi pari ad un quarto. I chiarimenti del Direttore del Dicar Prof. Enrico Foti, da noi contattato al riguardo, non sembrano fugare tutti i dubbi che ruotano intorno a questo atto della Giunta, che sembra più orientato ad una revisione dei risultati ottenuti con la precedente convenzione che ad altro.

Forse una chiave di lettura potrebbe venire dalla stima della popolazione su cui si basano le proiezioni di crescita della città, che a fronte di circa 50.000 abitanti ne riporta oltre 60.000 sulle relazioni di piano, prevedendo ulteriori ampliamenti delle aree edificabili che invece andrebbero destinate ad altro uso in una città in decrescita.

Fabio D’Agata

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