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Omicidio Giordana, “inammissibile” il ricorso in Cassazione. Vera Squatrito: «Per me la battaglia non è finita. Si continua a lottare, affinché la pena sia certa»

«È stata restituita la Dignità ed è stato dato un segnale di rispetto del valore della vita a Giordana e ad Asia», ci ha detto Vera Squatrito, la mamma di Giordana Di Stefano, dopo la conferma della condanna a 30 anni di carcere per Antonio Luca Priolo.

Nessuno sconto per lui, che il 6 ottobre del 2015 uccise con 48 coltellate a Nicolosi la sua ex compagna, Giordana, di 20 anni, con la quale aveva avuto una bambina, che all’epoca aveva quattro anni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa, è stato giudicato “inammissibile”. La terza sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catania aveva emesso la sentenza lo scorso gennaio. Era stato riconosciuto anche un risarcimento alle parti civili: i genitori, la sorella e la figlia della vittima, che oggi porta il cognome di sua madre. La sentenza di primo grado era stata emessa il 7 novembre 2017 a conclusione del processo con rito abbreviato.

Vera Squatrito a poche ore dalla sentenza posta una foto bellissima di Giordana, che pubblichiamo, e scrive “Hai avuto il RISPETTO che tutti noi volevamo, figlia mia…occhi di stella”.

Nonostante la soddisfazione, ci spiega: «Per me la battaglia non è finita, ancora continua il processo per stalking. Il 28 novembre ci sarà l’ennesima udienza…Il calvario è ancora lungo».

Giordana fu uccisa proprio il giorno prima dell’udienza preliminare dal Gip per il procedimento per stalking, aperto a seguito di una sua denuncia nei confronti di quello che sarebbe stato il suo assassino. La Procura di Catania ha continuato a procedere nei confronti di Priolo, anche per il reato di stalking denunciato da Giordana.

Per caso quella sera aveva incontrato il suo ex, sembra che fosse disposta a ritirare quella denuncia e che avessero trovato un accordo anche sul contenzioso civile per l’affido della figlia.  Ma quell’incontro casuale, chiarificatore finì con 48 coltellate. Luca Priolo era evidentemente armato, anche se ha sempre negato la premeditazione e parlato di “raptus”.

Lei morì dissanguata nella notte vicino alla sua abitazione. Il suo assassino fu fermato dai carabinieri alla stazione Milano, mentre cercava di fuggire all’estero.

Vera Squatrito non si ferma, non si ferma mai.

«Da questa sentenza sofferta si continua a lottare, affinché ci sia la pena certa. E spero, anche, di poter sollevare tutte le responsabilità di parenti e amici davanti a un giudice, affinché sia dato a mia figlia tutto il rispetto che merita».

La mamma di Giordana continuerà a lottare per “la certezza della pena”. Per lei e per la nipotina, non ci sarà alcuno sconto della pena.  

Dalla morte di Giordana, oltre al calvario nelle aule di Tribunale, in cui chiede giustizia e rispetto, porta avanti un’altra importantissima battaglia. Vera da quattro anni gira per le scuole e con passione incontra e parla ai ragazzi per diffondere la cultura del rispetto. Ha partecipato a centinaia di incontri pubblici, ha presenziato all’installazione di panchine rosse e posti occupati,incontra e parla a donne e uomini. Con lei c’è spesso Giovanna Zizzo, la mamma di Lauretta. Loro scontano l’ergastolo del dolore, ma trovano la forza di raccontare per provare a scuotere le coscienze, a far cambiare le cose. I numeri sono struggenti e vergognosi. Secondo il rapporto Eures 2019 su “Femminicidio e violenza di genere in Italia” nel 2018 sono state 142 le donne uccise (+0,7%), 119 in famiglia (+6,3%). Nel rapporto si sottolinea che non si è mai registrata una percentuale così alta di vittime femminili (40,3%). In aumento anche le denunce per violenza sessuale (+5,4%), stalking (+4,4%) e maltrattamenti in famiglia (+11,7% nel 2018).

Noi non ringrazieremo mai abbastanza Vera Squatrito per la sua forza. In questi giorni tutti parteciperemo alle iniziative organizzate per la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, ma attenzione perché “tra i reati ascrivibili alla violenza di genere sono i maltrattamenti in famiglia a registrare il maggiore incremento nel 2018, attestandosi a 17.453 delitti denunciati, il valore più alto dell’ultimo quinquennio”. Qualcosa non funziona e forse ciascuno di noi, donna o uomo, dovrebbe veramente iniziare a combattere per il rispetto ogni giorno all’interno delle proprie mura domestiche.

L.C.

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