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La lingua madre delle comunità ebraiche non era il siciliano, o almeno non era da tutti intelligibile, mentre tutti capivano e parlavano l’arabo – lapide nel 1149 – ; la lapide quadrilingue su ricordata, scritta per un committente siciliano. Essa prova anche che, a giudizio dei siciliani del sec. XII, in Sicilia si parlavano non tre ma quattro lingue: il latino dalla maggioranza della popolazione autoctona e dagli immigrati franco-normanni; il greco dai coloni bizantini di vecchia data; l’arabo dall’elemento musulmano rimasto nell’isola dopo la conquista normanna; e il giudeo-arabo che serviva a distinguere il giudeo dal siciliano a motivo della struttura linguistica assai diversa, e serviva a distinguere l’ebreo dall’arabo a motivo dei caratteri ebraici e delle particolarità morfologiche e lessicali, con le quali veniva parlato. Si tratta di un dialetto arabo dell’Occidente, che fino al sec. XV doveva essere molto simile a quello che in seguito avrebbe dato origine al maltese odierno. A volte le somiglianze vanno in direzione libica o tunisina; non sono da tralasciare i dialetti algerini e marocchini. Non manca qualche termine irreperibile nei dizionari più completi di lingua araba, oggi in uso fra gli studiosi.