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Piccola storia di Jaci – La festa di Santa Maria la Scala

 

 

Nel 1941 il dott. Alfio Fichera scriveva “…..Noi non eravamo ancora nati, ma abbiamo appreso che tutti i villeggianti, ed allora erano le migliori famiglie acesi che avevano casa in S. Maria la Scala, concorrevano generosamente per render la festa più solenne…..Erano tutti, ospiti ed indigeni, nella piazzetta e nella via principale a veder “l’uscita” del simulacro della Madonna. Gare si accendevano fra i piccoli rioni del paesino perchè ognuno di essi voleva figurare con spari di bombe e accensioni di girandole; le famiglie più ricche anche esse si prodigavano nell’offerta di grossi ceri votivi al simulacro e di grandi boccali di vino ai portatori. Era all’uscita che venivano consegnati orecchini, gli anelli, le spille e gli orologi per soddisfare le promesse, per le grazie ottenute, e le mamme porgevano i figli al sacerdote, che si teneva stretto ad una colonna del ferculo, per far baciale la statua miracolosa. Grande giornata che si chiudeva, in un trionfo di scoppi, nel fantastico “giuoco di fuoco” che disegnava, contro il cielo fondo, castelli incantati e fontane luminose, giornata che veniva una volta sola nell’anno e passava rapida e gioconda come un sogno di felicità. La riviera, che era stata per tutto il giorno popolata di comitive in bivacco, diventa ora deserta.  La acque dolci di Miuccio, della Zia Potenzia, del Casale, del Casino ritornavano deserte.

Dott. Alfio Fichera da il Popolo di Sicilia 14 agosto 1941