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Piccola storia di Jaci – la grande eruzione del 1329

L’eruzione dell’Etna del 1329 è legata alle vicende storiche della città di Aci, tutti gli storici locali hanno attinto alle cronache di Nicolò Speciale studioso vissuto all’epoca quindi testimone dell’evento.

Questo è uno dei periodi più bui della storia di Aci che si incrociano con le vicende della presenza Angioina nel territorio e la nascita e lo sviluppo dei casali di Aci. Non si entra nel merito della nascita di Aci Aquilia ma mi soffermo soltanto sull’evento eruttivo che che cambierà il volto della costa acese e costringerà alla migrazione di una parte della popolazione verso l’altipiano della futura Acireale.

…… ebbe inizio il 28 giugno con un fortissimo terremoto; una parte della colata invase il territorio di Mascali  mentre l’altra si spinse a nord di Aci; una terza colata minacciò Catania.……

Lionardo Vigo nel suo volume “Notizie storiche della città di Aci” – Reale scrive su questa eruzione: “Nel 1329 a 28 giugno secondo Niccolò Speciale, o a’ 15 luglio secondo il manoscritto di Lo Bruno , erompendo l’Etna dalla Rocca di Musarra, il fuoco si divise in tre braccia, uno verso Catania, e due verso Aci si diressero, i quali dopo aver corso molti giorni giunsero vicino al mare, uno minacciò la nostra Aquilia e uno dirigendosi sopra Lupo di mele. Il braccio correa a danneggiare acciecò affatto la strada ampia e comoda, detta dalla sua naturale grandezza Via-grande, ch’era circa 4 miglia entro terra.”

Mons. Salvatore Bella nel suo volume “Memorie storiche del Comune di Acicatena” scrive: “Nel 1329 ai 28 giugno, sul tramonto del sole, L’Etna mugghiando si risvegliò, e dalla contrada detta la Musarra vomitò fumo e lava. Alle subitanee scosse parecchie case rovinarono, alcune barche tirate sul lido di Mascali d’un tratto si trovarono a galleggiare in mezzo all’acqua. Peggio accadde il 15 luglio quando tuonando l’ orribile monte si apri nuova bocca presso la chiesa di San Giovanni di Paparinecca al Fleri; l’eclissi solare accaduta quel giorno accrebbe lo spavento alla credula gente. Il fuoco per buona pezza calando pel pendio andò tutto insieme investendo e bruciando; poi si divise in tre braccia: l’uno calava verso Catania, due si spinsero verso Aci (1). Il conosciuto Monte Rosso fu il luogo di questo orribile incendio, che tanto danno arrecò, togliendoci il meglio delle nostre fertili campagne. Lo attestano non poche cronache di quel tempo, e con più chiarezza quella riferita dal Recupero.” A li 1329 nixeru li xari, si fichi Munti Russu e li xari di Jaci, abbissaru la Ecclesia di San Giovanni Paparrumettu a lu Firreri”.

(1.) Amico, Catan vol 2 pag 122; Nicolò Speciale 1. 8 c.2

Aurelio Grasso nel suo volume “Breve storia di Jaci” scrive sempre attraverso gli scritti dello Speciale che fu testimone oculare: ” L’eruzione del 1329 non fu solamente la causa della distruzione parziale di Aci, ma anche della devastazione di gran parte del bosco, quale se non venne coperto dalle lave, fu arso dalle fiamme. Lo Speciale era stato oltremodo esplicito a riguardo scrivendo che nessuna forma di vita animale, sia da pascolo che volatili, trovava sostentamento. Anche i pesci morivano nel loro habitat e la cenere ricopriva ogni cosa. Quindi possiamo essere certi che coloro i quali lasciarono Aci non avrebbero trovato più sostentamento in quei luoghi in tempi brevi, luoghi identificabili grazie a cartine geologiche in cui si riconoscono l’eruzione in questione e quella segnata per errore 1334, ma che alla medesima si riferisce. Una colata lavica che abbraccia S.M. La Stella da una parte e Linera dall’altra, mentre racchiude e confina intorno l’antico territorio del bosco di Aci. I danni riportati al manto boschivo penalizzarono di conseguenza l’attività cantieristica che da esso dipendeva e coloro i quali vivevano di questa attività o cambiarono mestiere o si spostarono in altri luoghi magari nella vicina Mascali.”

Il fronte lavico della zona acese arriva al mare creando i promontori tra Stazzo e Pozzillo e parte dell’antico porto di Santa Tecla.

Immagine: stampa che illustra una eruzione dell’Etna del 1787. Didascalia originale: “Prospetto occidentale dell’Etna, in cui vedesi l’eruzione sortita dal sommo cratere li 17 luglio 1787”. La città raffigurata in basso è Aderno. La stampa, a firma di Antonio Zacco incisore di Catania è allegata al volume di Giuseppe Recupero “Storia naturale e generale dell’Etna”, 1815

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