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Piccola storia di Jaci – Vittorio Amedeo II di Savoia in visita in Aci Reale, 1714.

Il Trattato di Utrech, firmato l’ 11 aprile del 1713, pone fine alla Guerra di Successione Spagnola, il Regno di Sicilia viene assegnato a Vittorio Amedeo II duca di Savoia. Il 10 ottobre del 1713 il duca con la consorte Anna d’Orleans sbarca a Palermo scortato da navi britanniche ed indirizza una lettera nella quale si dichiara sicuro che dai ” fedelissimi cuori de’ popoli” non “mancherassi” “di corrisponder all’affetto paterno” con cui egli li aveva accolti sotto il suo dominio.

La citta di Aci Reale corrispose al desiderio del nuovo re con tre giorni di luminarie, auspicando, nel proclama che li ordinava, provvedimenti a favore della Sicilia (Raccuglia 1903). La città per rendere omaggio al Re invia una delegazione costituita dai giurati Mario Mangani e Pietro Paolo Scudero che arriva a Palermo, via mare, il 20 di ottobre.

Vittorio Amedeo eredita un regno arretrato e soffocato da una farraginosa burocrazia esercitata per tanti secoli dai Vicerè spagnoli. L’agricoltura in pessime condizioni, il sistema viario quasi inesistente, tanti centri sono ancora sotto amministrazione feudale e le città demaniali difendono con tenacia i privilegi ottenuti “a suon di donativi”. Il cambio di possesso dell’isola non aveva chiuso la disputa Liparitana tra la Chiesa di Roma e il Regno di Sicilia, la nuova amministrazione in campo ecclesiastico, attraverso Il Giudice della monarchia sicula, annullava tutti i provvedimenti e sanzioni emanati da Clemente XI. I vescovi siciliani decretavano l’interdetto e il Pontefice , nel 1715, aboliva il privilegio della Legazia

Il Duca viene solennemente incoronato Re di Sicilia nella Cattedrale di Palermo la vigilia di Natale del 1713 e di seguito iniziava un giro nei principali centri dell’isola. La visita inizia da Messina che vanta privilegi di Sede Regia e il 19 aprile 1714 il corteo muove alla volta di Taormina passa per Randazzo, passa per Catania il 27 aprile 1714 e passa pure dalla “Catina” (cit. Sac Romano) l’indomani fa ingresso in Aci Reale.

Il 28 aprile il Re con la Regina fanno il loro ingresso in città accolto dai magistrati, dalla nobiltà e dalla popolazione festante. Secondo la tradizione il re viene ospitato nel palazzo del barone Calì (odierna sede del Credito Valtellinese in piazza duomo) mentre la Regina Anna viene ospitata nel palazzo Vigo (odierno palazzo Floristella) e gli ufficiali al palazzo Modò . Il Re constata le condizione misere in campo agricolo e la produzione della seta era in declino per via di una malattia dei bachi, con l’elargizione di fondi ordinava la bonifica dei terreni e la coltivazione della vite, inoltre ordinava lo scavo di pozzi a monte della città per l’approvigionamento di acqua potabile.

Sulla visita di questi reali esiste una leggenda popolare acese, raccolta dal prof. Raccuglia nel 1903 : “Nel palazzo ove essi furono albergati, la sera si tenne circolo; ma le signore acesi, che s’erano fatte un pregio di andare a tener compagnia alla regina Anna d’Orleans, erano così poco abituate alle conversazioni, che la povera regina s’annoiava a non poterne più del lor mutismo e della loro eccessiva timidità. Così che, a un certo punto, non sapendo più comprendere in che mondo si fosse, si volse loro e chiese: – Ma, signore, come passate voi le serate in questa vostra città? Al che le risposero ingenuamente: Maestà, filando. La regina sorrise, guardò le sue dame di compagnia, quindi, a voce forte, disse: Se è così, per passare questa serata, non c’è che un rimedio: filiamo, che vo’ filare anch’io. E fatti portare i fusi e le conocchie si diedero a filare, sin che fu l’ora di sciogliere il circolo e di andare a letto”. Facezia: ma quanto significatica ed emblematica! L’indomani, dopo aver ringraziato i giurati di Aci per le affettuose accoglienze e concedendo alla dimora del barone Calì il il privilegio di residenza regia e fosse riservato per alloggio di persone Reali. Il corteo riprende il viaggio verso Mascali e passando da Taormina arriva di nuovo a Messina il 02 maggio.

La permanenza del Re nell’isola è breve e si protrae fino al 7 settembre 1714, lasciando nell’isola fino al 1718 come vicerè il conte Annibale Maffei. Presto, nelle popolazioni dell’isola compreso gli acesi, cresce il malcontento a causa della tassazione elevata e all’aumento dei generi alimentari, anche la nobiltà (filospagnola e nostalgica) non vede di buon occhio le aperture riformistiche rivolte verso i campi del commercio, della giustizia e l’accentramento amministrativo nelle mani di burocrati di nomina sabauda. Ormai sono lontani i giorni delle accoglienze e delle luminarie, nel 1717 la Spagna disattende il trattato di Utrecht e inizia la guerra,gli acesi parteggiano per la corona spagnola. La Sicilia prossimamente si appresta a cambiare padrone, dallo scudo sabaudo si passa all’aquila bicipide asburgica.

fonti storiche:

Storia di Aci – Gaetano Gravagno

Settecento in Sicilia e ad Acireale – Cristoforo Cosentini

Acireale guida storico monumentale – Salvatore Rizzo

Acireale e dintorni – Vincenzo Raciti Romeo

nella foto immagine di Vittorio Amedeo II e Anna d’Orleans

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