“Ciò che si intende con “critica radicale del politico” risultano essere sinonimi. Nel concetto di politico è già contenuto quello di critica, o viceversa, la critica costituisce l’effettiva essenza del politico la cui dimensione consiste nel pubblico dibattito sulle forme della vita sociale degli esseri umani che si differenziano sotto diversi punti di vista, economici, sociali, etnici, psichici, religiosi e così via.
E la critica entra in gioco in quanto il dibattito pubblico implica che vengano messe periodicamente in discussione relazioni, rapporti di dipendenza, interdipendenze.
Foucault si pone la domanda fondamentale in essere dal quindicesimo secolo: Come si governa? “…al movimento della governabilità della società corrisponde, in una certa misura da esso prodotto o indotto dialetticamente “l’atteggiamento critico“ il quale fa da contraltare alle arti di governo, essendo ad un tempo suo partner e suo avversario.
Come un modo per diffidare di esse, per ricusarle, per porre ad esse dei limiti e per riportarle entro le loro dimensioni, per trasformarle, per sfuggire ad esse. E però anche come linea di dispiegamento delle arti di governo è sorta allora in Europa una forma culturale, un atteggiamento politico e morale, un modo di pensare che chiamo arte di non essere governati, ovvero l’arte di non essere governati in questo modo e a questo prezzo.
La critica quindi è la caratterizzazione generale dell’arte di non essere governati, che significa infine non voler accettare come vero ciò che un’autorità dichiara di essere vero, o comunque di non accettare per vero qualcosa perché un’autorità ci prescrive di ritenerlo vero.
Da ciò nasce la fondazione filosofica dell’etica politica e dalla filosofia critica dalle quali Kant fa discendere la sua fondazione dell’Illuminismo.. “sapere aude “Osa conoscere …“ (Ekkehart Krippendorff ; “ L’arte di non essere governati “).
Rosario Patanè (Liberacittadinanza) #fancity